‘The Voice of Italy 4′: l’opinione di Isa sulla seconda puntata

Isa Marzo 3, 2016

‘The Voice of Italy 4′: l’opinione di Isa sulla seconda puntata

Menomale che Max Pezzali c’è.

Eh già, perché che sostituire personaggi del carisma di J-Ax e Piero Pelù fosse molto difficile era facilmente immaginabile ma, cavolo, qui senza il buon Max sarebbe davvero roba da ricovero. Ritmo lento, pochi spunti, parecchia noia. Tra Emis Killa che gioca a fare il Fedez della situazione (e se a me già non esalta l’originale pensate quanto possa esaltarmi la brutta copia), Raffaellona Carrà che, almeno fino ad ora, sembra appannata e priva della verve che l’ha sempre contraddistinta, e Dolcenera che sembra perennemente sotto l’effetto dei funghetti allucinogeni, seguire tutta una puntata dall’inizio alla fine diventa quasi un’impresa.

Che poi, boh, io Emanuela Trane, in arte Dolcenera, la ricordavo molto più timida e meno spaccona ai tempi di Music Farm, che diavolo le è successo nel frattempo? Spero sia solo l’esaltazione della prima registrazione (noi le Blind le vediamo spalmate in diverse puntate, ma in realtà la prima puntata e quella di ieri sono state registrate lo stesso giorno, come si può notare anche dalle mise dei coach) e mi auguro che quanto prima possa ridimensionarsi un attimo perché non è solo un fatto di atteggiamento che risulta simpatico o meno, è che, almeno ai miei occhi, risulta proprio forzato, poco spontaneo, innaturale al solo scopo di apparire personaggio e far parlare di sé, cosa peraltro ben riuscita fino ad oggi visti i diversi articoli che la cantante salentina si è guadagnata dopo la prima puntata e visto che, alla fine, anche io adesso gira che ti rigira non sono riuscita a non soffermarmi su di lei.

Menomale che Max c’è, dicevo. E menomale davvero, perché Pezzali oltre ad essere eroe indiscusso di tutti quelli che, come me, sono nati negli anni ’80, sta mostrando anche un lato inedito che televisivamente mi sembra funzionare benissimo: ironico, auto-ironico, amicone, onesto ma non melenso. Insomma funziona, funziona eccome. E poi, oh, parliamoci chiaro, dei quattro coach lui è l’unico ad aver davvero avuto un successo su larga scala nel mondo musicale contemporaneo ed è l’unico ad avere dei veri mezzi per insegnare qualcosa. Killa è ancora un pischelletto, Dolcenera nonostante qualche brano di gran successo non ha mai sfondato fino a conquistare trasversalmente il grande pubblico e la Carrà ha dominato in un’epoca diversa in cui, comunque, non è stata tanto la sua voce in sé a regalarle il successo quanto piuttosto la sua capacità di cantare/ballare/presentare e di essere quindi una showgirl a 360 gradi.

Anyway accantonato il discorso giudici e passando agli aspiranti cantanti parte subito un’allarmante considerazione: Queen Mary ha già provinato il globo intero. No, dico, ma vi rendete conto che su tot. ragazzi che ieri hanno calcato quel palco almeno 1/3 in qualche modo aveva già avuto a che fare con sua maestà Maria De Filippi? Da Manuel Aspidi (incredibile talento della sesta edizione di Amici, sfortunato a non aver beccato il periodo in cui il programma aveva già accordi con le case discografiche perché lui per sensibilità, serietà e qualità vocali avrebbe davvero meritato una chance seria), passando per Elya Zambolin (gnocchissimo frontman nel gruppo degli Attika che ha partecipato ad Amici lo scorso anno e che magari in quel contesto non è riuscito a rendere ma che da solo, accompagnato dal piano e proponendo un’originale versione di un inflazionatissimo brano di Cremonini, si è fatto notare eccome) fino alla talentuosa Marta Pedoni che tra sfide e simili ha provato più volte senza successo a guadagnarsi la tutina amiciana ma che per il momento deve accontentarsi di superare le Blind di The Voice con una emozione versione di Who wants to live forever.

Insomma, il fantasma di Queen Mary aleggia anche negli studi Rai e, come ho già detto più volte per le passate edizioni, io credo che chi ha avuto una chance grossa come Amici (che ha un pubblico molto molto ampio e molto molto avvezzo agli acquisti) difficilmente potrà riuscire a sfondare con The Voice che, ad oggi, dopo tre edizioni, non è ancora riuscito a lanciare un cantante di successo. Mi dispiace soprattutto per Manuel (e anche per gnocco Elya) ma al posto loro avrei tentato allo sfinimento altre strade tipo, che ne so, Sanremo giovani.

In generale comunque rispetto alla pochezza della prima puntata direi che ieri qualcosina di gradevole si è sentito, mi viene in mente soprattutto la voce maschia di Claudio Cera o la toccante performance di Kimia Ghorbani che, oltre ad aver ammaliato col suo timbro e con quel potere ipnotico tipico dei ritmi musicali arabi, ha lanciato anche un importante messaggio di libertà e democrazia per un paese come il suo, l’Iran, in cui fin fon troppo spesso per le donne la parola libertà ha un significato pressoché sconosciuto.

Il premio di migliore della serata lo darei comunque a Massimo Cantisani davvero spiazzante e sorprendente nella sua versione di Let’s get in on. Il problema è solo che, una volta finito di cantare, si è mostrato ancora più spiazzante per via di un atteggiamento… originale, diciamo così. Ed il fatto che alla fine abbia scelto di entrare nel team di Dolcenera mi spaventa non poco. Tra tutti e due non ne fanno uno pienamente dritto il che potrebbe o portare a risultati geniali o a forzature disastrose. Attendo di vedere cosa accadrà. Nel frattempo, però, lo spettro della doppia razione di funghetti allucinogeni è dietro l’angolo.

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