‘The Voice of Italy 4′: l’opinione di Chia sulla quarta puntata

Chia Marzo 17, 2016

‘The Voice of Italy 4′: l’opinione di Chia sulla quarta puntata

Non è The Voice of Italy se in ogni Blind Audition non ti ciccia fuori almeno un Amiciano, insomma.

Ieri è stato il turno di Giulia Franceschini, che dieci anni fa aveva partecipato alla sesta edizione di Amici di Maria De Filippi (quella vinta da quel simpaticone di Federico Angelucci, per intenderci) per poi ricevere ben due proposte lavorative (un miraggio, a quei tempi!) entrambe rifiutate per amore, ha raccontato. E già qui le avrei tirato una testata, porca miseria. Ma chi te lo fa fare di rinunciare al tuo sogno per un uomo? I maschi passano, i dischi di platino restano baby. E infatti il fidanzato di allora non c’è più, e non ci sono nemmeno le certificazioni Fimi. Rispetto a tutti i suoi ‘un tempo noti’ predecessori che spuntano come funghi sul palco di The Voice, lei però ha almeno ammesso che la sua opportunità l’aveva già avuta, ed è solo colpa sua se se l’era giocata male, quindi non se ne farà un cruccio se questa volta il destino non sarà dalla sua parte. Apprezzabile, sia il ragionamento fatto sia la performance sulle note di Don’t Know Why di Norah Jones, che le hanno permesso di entrare a far parte del #TeamDolcenera.

E a proposito di Dolcenera, se Joe Croci (il 16enne di origini inglesi sicuro che apparire in televisione gli avrebbe fatto rimorchiare un sacco) con quella sua richiesta di autisti privati e elicotteri è riuscito a sconvolgere la coach sconvolta per eccellenza, beh… A me comunque ste nuove generazioni fanno paura, ve lo dico.

Ieri sera tra i talenti ammessi alle Battle gli unici a colpirmi un pochettino di più degli altri sono stati Frances Alina Ascione, la ragazza nata a Burbank vicino a Los Angeles che ha ereditato la passione del canto da quella forza della natura di sua mamma Cheryl, e Mirko Adinolfi, il 22enne che -imbracciando la sua chitarra e ‘pestando’ la loop station– è riuscito a creare quanto meno una performance originale (poi che avesse uno sguardo pazzesco sono dettagli, ecco…).

Per il resto, il giudizio mio rispetto a quello dei quattro coach non poteva essere più diverso. Vederseli litigare il neomelodico Giuseppe Giordano (perché “Manca un neomelodico“… e per me poteva continuare a mancare, sinceramente) quando poi non si sono filati di pezza né l’esibizione di Annalisa Cangini (che, seduta a gambe incrociate sul palco ha intonato una bellissima versione di Fango) né quella di Giuseppe Pagliuso, quel ragazzo napoletano che qualche anno fa ha sofferto per il suicidio del fratello, e forse proprio questo grande  dolore ha reso così struggente la sua performance sulle note di Elton John, con una voce calda e avvolgente che ha fatto il resto, beh… non ci siamo proprio, ragazzi, fatevelo dire.

Comunque voglio suggerire alla produzione di darci un taglio con sti tendoni, che nascondere i talenti non solo ai coach ma anche al pubblico ha senso solo quando si tratta di voci particolari, che magari vanno a stridere un po’ con l’aspetto fisico dei proprietari… Un uomo con la voce da donna, una donna con la voce da uomo, un vocione potente nel corpo di uno scricciolino o una vocina leggera nel corpo di un omone, cose così insomma… Buttare lì tendoni a caso, quando sotto non si cela niente di davvero sconvolgente, da un po’ l’idea di una sòla, credetemi.

Quattro Blind Audition sono passate, e ancora a me deve scattare il colpo di fulmine. Per intenderci, quello che scattò un paio d’anni fa al solo udire la Blind Blind (senza tendone, e lì sì che ci sarebbe voluto!) di Tommaso Pini. Che spero di vedere cicciare fuori ad Amici come ha fatto Lele Esposito, a sto punto, perché è incredibile che una voce così (ed una personalità così) ad oggi non abbia ancora fatto il botto.

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