‘Uomini e Donne’: l’opinione di Chia sulla puntata del Trono over del 15/05/17

Chia Maggio 15, 2017

Certo che se ognuno nella vita ha davvero ciò che si merita, Manfredo negli anni ne deve avere accumulate di colpe da espiare per cuccarsi tra capo e collo un debito come Graziella Montanari, eh.

Sicuramente per dare di matto fino al punto di dire ad una mansueta nuova arrivata nel Trono over di Uomini e Donne ‘mi fai pena‘ solo perché voleva conoscere Manfredo, lui qualcosa di poco carino deve averglielo combinato per forza (altrimenti altro che TSO, Graziellona nostra sarebbe proprio da rinchiudere e gettare la chiave…), ma anche qualora le abbia fatto chissà quali promesse e/o dichiarazioni, stiamo sempre parlando di una conoscenza durata il tempo di un’esterna sulla panchina e una telefonata, santo cielo.

Io ci provo pure a trovarle delle attenuanti, brandendo qualche residuo di solidarietà femminile, ma anche con tutto l’impegno di questo mondo una giustificazione alla sua incontenibile rabbia non la troverei nemmeno se stessimo parlando di una relazione quarantennale andata in sfacelo, figuratevi per mezza telefonata.

Però oh, alla fine cavoli di Manfredo e dei partecipanti del Trono over che se la devono tenere tra i piedi, insomma. Perché viste da fuori queste scene grottesche di lei che sbotta, minaccia di abbandonare la trasmissione, poi rientra e delira ancora un po’ prendendosela con gente a caso del parterre sono ME RA VI GLIO SE.

Un vero spettacolo, quasi quanto i balli di Giacinto insomma. E non vorrei girare il coltello nella piaga, ma dopo aver appreso che Gemma Galgani tromba più del telespettatore uominiedonniano medio, ci tocca anche accettare che gli over 70 abbiano una vita sociale più intensa degli adolescenti italiani, che manco io a vent’anni stavo in discoteca con la loro frequenza, mortacci loro. Beata terza età.

E in questa atmosfera lovvosa dove Vanni si dichiara a Mariarosa e Lisa si accalappia quel manzo (cit.) di Mauro, io aspetto fremente il weekend toscano di Gemmona e Marco Firpo a spese di quel disperato di Giorgio Manetti.