Blog ‘n’ Book

Chia Marzo 21, 2011

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Il Maestro e Margherita di Michail Bulgakov

Woland, incarnazione di Satana, capita nella Mosca degli anni ’20. Con interventi magici sconvolge l’ambiente teatrale e letterario, smascherando soprusi e favoritismi. Aiuta soprattutto il Maestro, scrittore vittima della censura per un romanzo su Pilato (di cui vengono riportati nella narrazione alcuni capitoli, quelli relativi alla condanna a morte di Cristo). Rinchiuso in manicomio, come indesiderabile, viene liberato grazie all’intervento di Margherita, la donna da lui amata, che accetta di diventare strega e per una notte guidare il gran sabba di Satana. Accusato di essere un antiproletario al soldo dei “nuovi borghesi”, e sottoposto a un fuoco concentrato di critiche e umiliazioni (erano gli anni cupi dello stalinismo), Bulgakov dedicò gli ultimi anni della sua vita alla stesura di questo grottesco, ferocemente satirico, metafisico, esilarante capolavoro. La riscoperta de “Il Maestro e Margherita” avvenne solo intorno al 1960, ma il successo, sia in Unione Sovietica sia in Occidente, fu immediato e sbalorditivo. Era nato uno dei miti letterari del nostro tempo. Un libro di una bellezza inimitabile, di una struggenza e una commozione senza paragoni. Farsa, dramma, elegia… un libro che riunisce tutto.  E’ una di quelle opere cosmiche, universali, che valgono in ogni tempo e in ogni luogo. E poi un libro unico, senza genere e assolutament e privo di qualsiasi cosa che lo renda catalogabile.

Domicilio sconosciuto di Natasha Radojcic

Sasa fugge, sempre. E si divincola per sottrarsi a qualcosa: ai Balcani dove è nata e di cui intravede le prime crepe, che di lì a poco si allagheranno di sangue; alla Cuba castrista troppo calda e ammaliante e in cui sua madre balla troppo a lungo con Fidel; alla sua New York dei primi tempi, fatta di luride scale antincendio, materassi a ore e sexy-shop. Sasa accetta di attraversare tutto, compresa l’eroina, i peep-show e rapporti non sempre disinteressati, ma pretende in cambio il diritto all’ultima, quasi sempre abrasiva, parola. La cronaca fedele e immaginaria di una discesa agli inferi scandita dal ritmo e dai tempi comici di una surreale, sinistra e malinconica commedia sofisticata, con al centro il più riuscito personaggio dell’autrice: se stessa.

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