‘The Voice of Italy 3′: l’opinione di Isa sull’undicesima puntata

Isa Maggio 7, 2015

‘The Voice of Italy 3′: l’opinione di Isa sull’undicesima puntata

Lo so che l’ho già detto in almeno altre tre opinioni puntata ma, che volete che vi dica, io mi sono proprio presa una bella “cotta” per Carola Campagna! Questa ragazzina di diciotto anni, dalla bellezza angelica e dalla voce fatata mi ha completamente stregata. Ero già rimasta a bocca assolutamente spalancata quando si era cimentata, con grandissimo successo, in un pezzo dell’immensa Antonella Ruggiero ma direi che anche ieri sera “la piccoletta” non ha perso occasione per stupire. Misurarsi con Mi sei scoppiato dentro il cuore,  uno dei brani più inflazionati e “coverizzati” di Mina, era un rischio enorme nel senso che non avevo dubbi che Carola la cantasse bene e in maniera perfettamente intonata ma c’era il rischio che fosse solo una delle tante belle voci che negli anni hanno cantato questo brano non aggiungendo nulla a un pezzo bello già di per sé. E invece la Campagna mi ha sorpresa ancora proponendo la sua versione, applicando anche a questo brano il suo modo di cantare, non imitando la potenza della voce di Mina ma usando la delicatezza e la particolarità del suo timbro… una personalità niente male per una signorina che fino a qualche mese fa non poteva nemmeno guidare la macchina! La amo, la amo proprio. E’ delicata, è rilassante, con la sua voce ti accarezza e ti culla. Un suo cd nella mia auto lo vorrei di sicuro. Sarebbe uno dei pochi strumenti capace di farmi vedere nuvolette di panna e farfalline anche mentre sono imbottigliata in una fila chilometrica in tangenziale.

Ecco, finito lo spottone alla mia cocca devo dire che in generale il livello delle esibizioni di ieri mi è sembrato molto alto e sono veramente tante le performance che ho trovato convincenti. Dalla stravagante Chiara Dello Iacovo che pur priva di doti vocali particolari ha una capacità interpretativa rara, fino al barbutissimo Fabio Curto che quando lo inquadrano tu te lo immagini già in gonnella vicino a un dirupo a dare un calcione a qualcuno urlandogli ‘Questa è Sparta!‘ e invece poi ti canta Hallelujah con gli occhi chiusi, con delicatezza e con quintali di emozione e pensi che alla fine sotto la barba c’è davvero di più, molto di più.

Fighissime e perfette per il team del coach Pelù quelle due “ragazzacce” di Roberta Carrese e Ira Green che con i loro timbri graffianti e il loro animo rock hanno messo sottosopra lo studio e sono persino riuscite nella mission impossibile di spettinare J-Ax.

E probabilmente insieme a quella di Carola una delle esibizioni che più mi ha emozionata è stata quella di Thomas Cheval che sul pezzo di John Legend ha tirato fuori un timbro che nemmeno avevo notato nelle precedenti puntate. Tra l’altro considerate che in questa fase della mia vita c’ho una sorta di fissazione per Legend (roba che su Instagram tampino lui, la compagna e i parenti fino al quarto grado) quindi sono ancora più “rigida” nel giudicare chi canta una sua canzone. Ma ieri Thomas è stato bravo, bravo davvero.

Di pollici in giù ce ne sono pochi per quanto mi riguarda ma quei pochi li colloco quasi tutti nel team di Noemi perché non ho trovato convincenti né Keeniatta Baird che ha cantato in italiano come io potrei leggere in spagnolo (-> maluccio) e in diversi momenti della performance mi è sembrata traballante come non l’avevamo mai vista fino ad ora, né Andrea Orchi che a dire il vero a mio parere fino ad ora ha imbroccato solo l’esibizione nella fase delle selezioni, il resto è stato un cammino decrescente che anche ieri ha segnato un’ulteriore piccola discesa verso il basso. Mi fa simpatia, lo trovo tenerissimo ma non ho condiviso la scelta di Noemi di salvarlo. “Sul campo” non se lo è meritato.

Mi dispiace, invece, molto che Lele Esposito sia stato eliminato in una delle serate in cui, a mio avviso, aveva cantato meglio, la sua esibizione (compresa di balletto) sul pezzo di Celentano mi ha fatta zompettare sulla sedia e l’ho davvero trovato coinvolgente come in quella sua prima apparizione sul palco di The Voice, quando lo consideravo un papabile finalista e, perché no, vincitore. Ma giustamente J-Ax ha dovuto fare una valutazione complessiva e contando che le esibizioni “cannate” da Lele sono state fin troppe per un meccanismo a eliminazione serrata come quello di un talent la sua eliminazione era inevitabile. Giù il cappello, però, per la scelta del ragazzo di dedicare il brano alla nonna scomparsa appena 24 ore prima e di farlo dopo, a televoto chiuso, onde evitare di influenzare il pubblico nella votazione. Roba che dovrebbe servire da insegnamento per i secoli dei secoli a quei furbacchioni di altri programmi (state pensando ad Amici? L’avete pensato voi, eh, non l’ho detto io!) che invece non perderebbero occasione di sfruttare anche la tragica storia del loro unghio incarnito pur di racimolare pubblico utile che televoti e compri i loro cd con i saldi all’autogrill.

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