Francesca Fioretti a sette mesi dalla morte del compagno Davide Astori parla per la prima volta: “L’amore di mia figlia è l’unica cosa più forte del mio dolore”

Veronica Ottobre 15, 2018

Francesca Fioretti a sette mesi dalla morte del compagno Davide Astori parla per la prima volta: “L’amore di mia figlia è l’unica cosa più forte del mio dolore”

Il 4 marzo 2018 è una data che difficilmente Francesca Fioretti dimenticherà: quel giorno, infatti, la sua vita è stata stravolta dalla morte improvvisa del compagno, il calciatore della Fiorentina Davide Astori.

Francesca insieme alla piccola Vittoria di due anni, frutto dell’amore con Davide, sta cercando di andare avanti. E per la prima volta, in una lunga intervista concessa al Corriere della Sera, la ragazza ha parlato dei giorni successivi alla scomparsa dell’amato:

Il 5 Marzo io ho accompagnato mia figlia a scuola e sono andata dalla psicologa dell’infanzia. La vita con Vittoria è stata dura, non le ha concesso neanche la meraviglia dei giorni insieme che Davide ed io abbiamo vissuto. Io so che non devo vivere il mio dolore attraverso di lei, non devo apparire triste né disperata. La sua serenità dipende dalla mia. Davide, per quanto mi possa far soffrire, non deve diventare un tabù, qualcosa da nascondere, un vuoto da non pronunciare. Lei ha capito che lui non tornerà, ma lo abbiamo collocato in un luogo immaginario in cui è felice. Ora devo cercare di fabbricare le ali con le quali Vittoria possa volare nella vita. Non ci dobbiamo far inghiottire da questo vuoto. Non so cosa mi abbia dato la forza di trovare la lucidità con cui ho subito affrontato la mia unica priorità: mia figlia.

L’ex concorrente del Grande Fratello 9 ha spiegato che quando è accanto alla piccola soffoca il dolore che sta provando:

Se ci penso adesso, soprattutto quando me lo raccontano le persone che l’hanno vissuto accanto a me, mi rendo conto che alternavo momenti di vuoto totale — persa nel dolore quando Vittoria non c’era, — e magicamente tornavo invece me stessa con le stesse attenzioni di sempre solo quando ero con lei. Soffocavo il dolore in modo che l’armonia che c’è sempre stata tra noi tre potesse rivivere, anche se purtroppo lui non ci sarebbe più stato. Per questo ho accompagnato mia figlia a scuola, mantenendo la routine quotidiana di sempre. Nemmeno la cosa più tragica che poteva mai accadermi doveva destabilizzare lei quanto aveva annientato me. Subito dopo sono andata dalla psicologa infantile, perché sentivo che era necessario quel tipo di supporto. Dal primo momento mi è stato chiaro che Vittoria non avrebbe mai dovuto essere la spugna delle sofferenze degli altri, e tanto meno delle mie. Io so che tutti le vogliono un bene infinito, ma non so quanti possano avere la forza di non farle leggere negli occhi la sofferenza, e per me evitare questo è fondamentale. E per quanto sia stata dura — e lo è tuttora — continuo a farlo. Le mie lacrime ci saranno, e le condividerò con lei, ma dovrò fare in modo che lei comprenda che sono lacrime non di disperazione. Sono lacrime di emozione, quell’emozione che solo i ricordi più belli possono creare. Insieme sapremo colmare il vuoto che si è creato riempiendolo con tutti i ricordi e le immagini di noi e del breve ma intenso periodo che abbiamo condiviso. Questo penso sia l’unico regalo e l’unico modo con cui posso accompagnarla nel futuro: essere la sua ancora quando ne avrà bisogno, il porto sicuro dove potrà sempre tornare ed essere serena, ma lasciandola libera di vivere come tutte le sue coetanee.

La Fioretti si augura di tornare ad emozionarsi per amore di sua figlia:

Quando ora l’addormento la sera, vedendola serena, sento che sto facendo le cose giuste e mi impegno perché il vuoto non sia il riflesso dei miei pensieri. Non è un dovere. È l’augurio che io faccio a me stessa: potermi ancora meravigliare della vita e farmi sorprendere dalle emozioni. Lo vorrei per me e, di riflesso, per Vittoria perché so che sarebbe anche la miglior cosa per lei. Io guardo Vittoria e so che il mio dovere è trasmetterle serenità e felicità, in questo caos. Ogni tanto penso che senza di lei forse avrei potuto gestire più facilmente il mio dolore. Sarei andata lontano, dove nulla mi riportava nel gorgo. L’amore di mia figlia è l’unica cosa più forte del mio dolore. Così deve essere. Devo riuscirci.

L’ex partecipante di Pechino Express ha svelato anche un sogno fatto, successivamente alla scomparsa del compagno, che l’ha commossa:

Io lo so che chi soffre si aggrappa anche ai sogni. Ne ho fatto uno che mi ha emozionato. Davide ed io a Cagliari abitavamo in una casa dalla quale vedevamo i fenicotteri rosa. Ho sognato che li mostravo ad una mia amica. Erano belli, rassicuranti, maestosi e leggeri. Ho letto che per la religione induista è l’animale che simboleggia la transizione tra la vita e la morte. Bene, sa cosa mi è successo? Quando cercavo casa a Milano ho visitato tantissimi appartamenti. Volevo trovare quello giusto per Vittoria. Poi finalmente è apparso, come un miraggio. Era quello perfetto. Ma sembrava fosse impossibile affittarlo. Per una serie di coincidenze, compreso il proprietario fiorentino, ce l’ho fatta. Il giorno che ho firmato l’accordo, la signora che si era occupata della trattativa, per festeggiare, ha detto a Vittoria: “Vieni, guarda cosa ti faccio vedere…” C’era un laghetto, con una distesa di fenicotteri rosa. Fenicotteri a Milano.

Francesca ha ricordato anche il primo incontro con Astori:

Una sera di settembre 2013. A una festa lui mi ha fermato per chiedermi come era il Vietnam, dove io ero stata come concorrente del programma televisivo “Pechino express”. Sembrava una strategia di “rimorchio”, ma la vita e i nostri viaggi si sarebbero incaricati di provarmi che era sincero. Quella notte mi arrivò il suo primo messaggio, si era fatto dare il numero da un amico. Mi ha scritto per un mese, ogni giorno.

Nella lunga intervista, c’è spazio anche per un aneddoto curioso:

Lì (indica una scatola numerata, ndr) ci sono tutte le nostre chat del primo periodo. Non ho la più pallida idea del perché un giorno io mi sia messa a stampare tutte le chat dell’inizio della nostra storia. Sebbene sapessi che con il tempo si potevano cancellare, non avevo davvero motivo, allora, per doverle stampare. Eppure ho avuto questo pensiero e ho consumato due bobine di inchiostro della stampante di mio padre. Oggi, se penso che mia figlia da grande potrà leggere i messaggi con le tecniche di seduzione del papà, mi viene da sorridere

E racconta di quando hanno scelto il nome da dare loro piccolina:

Prima del viaggio in Perù scoprii di essere incinta. Dopo un controllo fatto lì ci dissero che avevamo perso la nostra creatura e invece, tornati a Roma, abbiamo scoperto che non si era mossa, era lì ad aspettarci. Lui allora si convinse che era femmina. “Se è così forte, non può che essere una bambina”. E per questo decidemmo di chiamarla Vittoria.

La ragazza ha poi raccontato che insieme alla piccola quest’estate hanno fatto un viaggio a Berlino:

Per me affrontare il primo viaggio senza Davide non è sicuramente stata una preoccupazione per la parte organizzativa, ho sempre viaggiato da sola. Il vero confronto era con la mancanza di lui. Volevo poter gioire del viaggio con Vittoria, sebbene nella mancanza del nostro compagno di cammino. E quando ho preso con Vicky la metropolitana e i treni, tenendole la mano, mi sono detta ce l’ho fatta: lei sorrideva.

La 33enne ancora non si capacita di questo grave perdita:

Abbiamo vissuto giorni bellissimi, insieme. Non posso accettare che sia andato via così. Non è stato un incidente, una malattia… Sembrava una favola brutta, era la fine di tutti i progetti che avevamo fatto insieme, dei sogni, dei desideri. In una di quelle scatole c’è un salvadanaio a forma di maialino che ho fatto io con la tecnica del decoupage. Solo che lì Davide ed io non mettevamo i soldi ma dei foglietti con i nostri desideri e i nostri ricordi. Non lo abbiamo mai aperto, forse lo farà Vittoria, forse sceglierà un giorno importante per lei.

La Fioretti sta traslocando da Firenze a Milano e per riprendersi in mano la sua vita tornerà presto a lavoro, prima a teatro, poi al cinema e il 22 ottobre la vedremo in una puntata della fiction di RaiUno I Bastardi di Pizzofalcone girata mesi prima della scomparsa del capitano della Fiorentina. Infine, la 33enne campana con l’intervistatore Walter Veltroni ha fatto un’ultima riflessione:

Ora la mia vita deve ricominciare. Ce la metterò tutta. Di una cosa sola sono certa. Di avere reso felice Davide nel tempo che abbiamo vissuto insieme. Nei momenti di sconforto penso che il destino con noi sia stato davvero ingiusto, ma sono disposta a sostenere il peso del dolore perché se non avessi incontrato Davide non ci sarebbe stata la gioia del nostro amore che ha reso possibile che lui si realizzasse e completasse come uomo e come padre. Se ne è andato, ma era nel momento più pieno e felice della sua vita, e se il mio dolore deve essere il pegno da pagare per questo, lo potrò sopportare per sempre. Dovevamo camminare insieme, fino a perderci. Invece siamo soli. Tutti e due. C’era una vita possibile, per me e per lui. Ora, almeno per me, ce n’è un’altra, che non ho scelto. La costante gioiosa è Vittoria. Vittoria, la vita che non smette.

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