‘Amici 18’, i ballerini del talent show raccontano la loro storia e i loro sogni al settimanale ‘Chi’

Martina Aprile 25, 2019

‘Amici 18’, i ballerini del talent show raccontano la loro storia e i loro sogni al settimanale ‘Chi’

Hanno affrontato sfide, provini e porte chiuse in faccia i ballerini di Amici di Maria de Filippi per arrivare a ballare sul palco del serale e adesso che ce l’hanno fatta vogliono darsi battaglia fino alla fine dimostrando che tutti i loro sacrifici sono stati ben ripagati.

Erano arrivati a migliaia ai provini della diciottesima edizione del talent show di Maria De Filippi ma solo in quattro sono ancora in lizza per un posto sul grandino più alto del podio e un montepremi che potrebbe definitivamente dare una scossa alla loro vita: si tratta di Vincenzo Di Primo, Valentina Vernia, Umberto Gaudino e Rafael Quenedit Castro, quattro ballerini con quattro storie molto diverse tra loro che hanno voluto raccontare attraverso le pagine del settimanale Chi.

Il danzatore della squadra blu Vincenzo non ha mai nascosto le sue umili origini e i sacrifici che i suoi genitori hanno fatto per fargli studiare danza:

Io di solito non parlo mai di cose mie private, ma allora mi sentivo di parlarne, l’ho fatto, e mi sono sentito meglio. I miei genitori hanno fatto i miracoli per farmi studiare danza: mio padre fa lavori saltuari, mia madre fa le pulizie, ballare poteva non essere considerata una priorità, ma è stato il contrario, piuttosto si rinunciava ad una spesa, e sto parlando di cibo, più ricca ma loro ci hanno creduto così tanto che il mio ‘ho paura di non essere abbastanza’ racchiude tante cose: la paura di deluderli, di non riuscire a dare indietro qualcosa, anzi tutto.

Partito di casa giovanissimo, il ballerino di origini siciliane si è trovato in un altro paese, a parlare un’altra lingua, ma nonostante tutte le difficoltà iniziali non ha mai mollato e alla fine le soddisfazioni sono arrivate:

Da Catania all’Austria c’è di mezzo un mondo. Quando sono partito è venuta mia madre, è rimasta lì un paio di giorni, mi viene ancora il magone a raccontarlo, a pensare al momento in cui è andata via. Era la prima volta che mi lasciava da solo. Vincere il Gran Prix di Losanna poi ha cambiato tutto, sono entrato al Royal Ballet di Londra. Vincere mi ha aperto tante porte.

Anche la sua compagna di squadra Valentina si dà da fare e tra una coreografia e l’altra ha raccontato al magazine di Alfonso Signorini come si è avvicinata alla danza e quanta voglia ha di dimostrare quello che vale su quel palco:

Ho iniziato a ballare a tre anni perché ero iperattiva: ma ho capito subito che quella era una vocazione. E poi ho usato la danza per riscattarmi. Il periodo scolastico infatti è stato difficile, e con la danza riuscivo ad avere una luce diversa, a farmi vedere in un altro modo da persone con le quali non riuscivo a integrarmi nella vita di tutti i giorni, quando ero su un palco ero ok, quando scendevo.. valli a capire. Non mi va molto di parlare di questa cosa anche perché alla fine è andata bene anche così, questo è stato il fuoco che mi ha portato fino a qui.

Chi non ha mai abbandonato Valentina facendole sempre sentire tutto il suo appoggio nonostante non si vedano molto spesso è la madre, che la danzatrice ha potuto riabbracciare nel corso di una delle ultime puntate del talent show. La Vernia però ha anche un’altra persona speciale nella sua vita, il fidanzato Luigi, con il quale non ha passato un periodo semplice appena entrata nella scuola:

Con lui all’inizio è stato un po’ difficile, con la distanza ogni insicurezza diventa enorme, ovviamente mi sostiene, ma prima che arrivassi al serale è stato sia un bambino sia un fidanzato. Un uomo insomma (ride, ndr).

Sia Valentina che Vincenzo hanno voglia di continuare a stupire i telespettatori e di portarsi a casa la vittoria, ma non sono gli unici! A mettere i bastoni tra le ruote ai due ballerini, ci sono anche gli due danzatori della squadra bianca.

Rafael Quenedit, originario di Cuba, ha raccontato al magazine come è fare il ballerino classico all’Avana e cosa rappresenta per lui da sempre la danza:

A Cuba è normale per un bambino ballare, un maschio ballerino è normale, ballare fa parte della nostra cultura. Per me il ballo è vita, è vivere, mi piace quello che faccio, io ‘mi sento vivere’ quando ballo e mi sento libero perché riesco a esprimere tutto quello che sento. Fin da piccolo, da quando avevo otto anni, io ballo dalle sei del mattino alle sei di sera, la vita è questa, solo quella, da scuola a casa, da casa a scuola, non c’è tempo neanche di pensare al tempo libero, l’infanzia non esiste, il gioco non esiste, si passa tutto il tempo a lavorare.

Per Umberto invece che dalle gare agonistiche è passato al talent show, forse facendo un passo indietro, non è una sconfitta ma un salto indietro nella sua adolescenza:

Il mondo della danza sportiva ti porta a chiuderti molto, pensavo di essere felice, ma la sera poi tornavo a casa e c’era qualcosa che non andava: nel latino-americano devi investire tanto, le persone che ti insegnano sono quelle che ti giudicano. Alla fine, d’accordo con la mia compagna e partner da 12 anni, ho deciso di fare altro. Se ho fatto un salto indietro, l’ho fatto indietro nel tempo, sono tornato all’adolescenza, qui posso migliorare di giorno in giorno, è veramente bello.

E a proposito della sua famiglia che ha sempre sostenuto i suoi sogni ha rivelato:

Ho una famiglia semplicissima alle spalle, papà ha una salumeria, mamma è casalinga, ma loro mi hanno sempre appoggiato in tutto. E la danza, per me, fin dall’inizio è stata tutto: la scuola che sceglievo, la sceglievo perché era la più vicina alla scuola di ballo. Certo, se al Sud non sogni di fare il calciatore e, anzi, vuoi fare ballerino è strano. Ma quel tipo di sguardi, diciamo, allora mi passavano sopra come un colpo di phon. La cosa mi tocca di più ora, ripensandoci, di quando ero piccolino. Allora andavo per la mia strada, uscivo da scuola, andavo in palestra fino alle 11 di sera e non mi interessava niente altro.

Cosa ne pensate di queste dichiarazioni? Chi preferite tra i quattro allievi della scuola?

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