‘Grande Fratello 14′: l’opinione di Chia sulla terza puntata

Chia Ottobre 9, 2015

‘Grande Fratello 14′: l’opinione di Chia sulla terza puntata

In questo periodo in cui si parla tanto di famiglia, di quale nucleo possa ritenersi tale e quale no, di quale tipo di rapporto si possa chiamare amore e quale no, di chi dovrebbe avere il diritto di suggellarlo con le nozze e chi assolutamente no, qualcuno faccia vedere la puntata del Grande Fratello 14 di ieri sera a tutti quei disagiati dei paladini della famiglia tradizionale, quelli che ‘Dio ha creato Adamo ed Eva, un uomo e una donna, il resto è contro natura‘. E gliela faccia rivedere in loop, possibilmente.

Se questa edizione del reality ci ha mostrato un bell’esempio di coppia schifosamente felice e perdutamente innamorata, beh, lo ha fatto proprio grazie ad Arianna Ghiglieri e Marco Angioni. Lei, che un tempo si chiamava Maurizio, e lui, che era nato Michela, freschi sposini dallo scorso 29 agosto, sono stati gli unici a trasmettere anche a chi li guardava da casa quanto il loro amore fosse puro, forte, vero. Lei poi è di una classe, di un’eleganza e di una femminilità da fare invidia, forse l’unica nella casa a rendermi fiera di essere donna. I paradossi, a volte…

Sono un po’ felice e un po’ incazzata, ora. Felice all’idea che i due abbiano vinto i 30 mila euro per essere riusciti a non far scoprire nel corso della settimana i loro segreti agli altri coinquilini, incazzata per il modo in cui li hanno liquidati. Scomparsi nel nulla come l’ultimo dei corteggiatori di Uomini e Donne. Manco un saluto, manco un abbraccio: spariti dalla Casa e mai più apparsi nemmeno in studio con la Marcuzzi. Che poi, voglio dire, per una volta che in gioco abbiamo due persone con tanto da dire e tanto da raccontare, due ragazzi con alle spalle storie sicuramente particolari ma che per assurdo possono essere apprezzati per la loro incredibile normalità, soprattutto se impietosamente paragonata alla bizzarria (sì, sto cercando di rimanere politically correct… apprezzate lo sforzo 😛 ) di certi altri elementi là dentro… ce li facciamo sfuggire così? Che roba è? Ho sperato fino all’ultimo di vederli ricomparire in Casa all’improvviso mentre la Pinella annunciava che sarebbero rimasti a far parte del gioco, e invece nulla… Troppo normali per quel programma, me sa. Ma io li ho amati tantissimo, sapevatelo.

Senza di loro chi là dentro ci farà venire gli occhi a cuoricino, chi farà sciogliere gli innamorati e ricredere gli stoici single, chi ci dimostrerà che l’amore, quello vero, vince su tutto… chi?

Mary Falconieri e Giovanni Angiolini, che ci sfrantumano le balle a forza di liti e riappacificazioni, quando è evidente che lui nel cuore abbia solo il montepremi finale? Ve prego.

Domenico Manfredi e Barbara Donadio, il quindicenne in preda agli ormoni e la trentenne che subisce in silenzio come una Gemma Galgani qualsiasi, senza appenderlo al lampadario al primo goccio di bava che cola per un’altra? Peggio me sento.

Alessandro Calabrese e Federica Lepanto Lidia Vella, con lui completamente in coma da una settimana (o da un paio d’anni, vedete voi), diviso tra la bulletta di periferia e la povera vittima del branco?

Quanto ci ha marciato il Grande Fratello su questo triangolo solo il cielo lo sa. Quel cielo nel quale è bastato volasse un aereo con un messaggio a favore dell’infermierina per fare miracolosamente ricredere tutti i concorrenti sul suo conto. Le coincidenze, eh?

Lidia è stata imbarazzante, davvero imbarazzante: una ragazzetta come ce ne sono milioni in giro (e sono stata buona…) che si atteggia a fenomeno facendo forza sui tre anni passati con Alessandro, l’unica arma che avrebbe mai potuto sfoderare lì dentro… Quelle feroci arringhe per sminuire la rivale hanno avuto l’unico effetto di sminuire lei, e dire che ci aveva già pensato la natura a questo… Non che Federica mi piaccia molto di più, però, perché anche se poi si è calata perfettamente nei panni della Cenerentola vessata dalle Sorellastre, è anche vero che quegli sguardi di superiorità che lanciava alla bionda settimana scorsa, quando ancora pensava di avere il coltello dalla parte del manico, io mica me li scordo…

Quello dei tre ad uscirne meglio è sicuramente lui, che -nonostante abbia dei gusti quasi più discutibili di quelli di Silvia Raffaele– non si è fatto minimamente condizionare dai velati suggerimenti che il Grande Fratello gli ha dato sin dall’inizio, vuoi tramite le ovazioni in studio vuoi tramite le sottili allusioni di opinionisti e conduttrice, e per una cena a due in garage ha scelto quello che voleva lui, non quello che avrebbero voluto gli altri. Dei gusti tremendi, il ragazzetto, diciamocelo, ma almeno sono i suoi insomma…

E’ evidente che una situazione del genere non faccia bene a nessuno dei protagonisti, c’è troppo di irrisolto tra Alessandro e Lidia perché qualcun altro possa intromettersi tra loro, ed è bene chiarire la natura di un rapporto che visto da fuori è completamente assurdo e a tratti malato (non so voi, ma quando la Vella ha esclamato con fierezza ‘Io stavo con un altro ma ti chiamavo ogni giorno‘ mi è venuto un brivido…) per riuscire ad andare avanti, insieme o separatamente che sia… Ma che ci stiano ancora sotto entrambi mi pare l’unica cosa certa.

Concludo ringraziando il pubblico televotante che -inaspettatamente, visto il buonismo che solitamente dilaga nei reality– non ha premiato la storia strappalacrime dei fratelli Tuccillo e ha decretato l’eliminazione di Peppe. Di lui ho apprezzato sicuramente la forza mostrata nell’affrontare la sua disabilità, ma non per questa si deve sorvolare su tutto il resto (se uno è pessimo lo è comunque, che sia etero o gay, bianco o nero, cristiano o ebreo, giovane o anziano…) e ancor meno dal suo disagio può trarne vantaggio quel furbetto del fratello Luigi. Per non parlare di quel grande oratore del padre, che non gli rivolgeva la parola da anni e ha ritrovato la favella giusto in tempo per la sorpresa in diretta nazionale. A me questa gente che si ricorda di avere figli, fratelli, zii e bisnonni solo quando questi ultimi stanno in televisione fa ridere. E mi fa anche un po’ pena.

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