Leiner Riflessi è la nuova voce dei Dear Jack e i suoi genitori raccontano: “Da piccolo ha sofferto perché…”

Edicola Ottobre 21, 2015

Leiner Riflessi è la nuova voce dei Dear Jack e i suoi genitori raccontano: “Da piccolo ha sofferto perché…”

Ricominciare con grinta: è l’obiettivo dei Dear Jack dopo l’improvvisa uscita dal gruppo del leader Alessio Bernabei. Il nuovo asso nella manica della band rivelazione di Amici 2014 si chiama Leiner Riflessi, ha solo 18 anni e ha sfiorato la finale nella scorsa edizione di X Factor, dove è stato uno dei protagonisti della squadra di Fedez, e non ha una, ma mille abilità. Cantante professionista e ballerino provetto, ha studiato batteria e suona perfettamente la tastiera: insomma, gli altri quattro componenti della band, Alessandro Presti, Francesco Pierozzi, Lorenzo Cantarini e Riccardo Ruiu, hanno scelto bene. Anche se solo il tempo, i concerti e il pubblico potranno dire se è Leiner l’uomo giusto per i Dear Jack. Di sicuro, questo ragazzo dall’aria sbarazzina si presenta al pubblico con un bagaglio d’esperienza di tutto rispetto: è già al suo terzo singolo e ha girato in lungo e in largo l’Italia tra concerti ed esibizioni. E ora si prepara per il grande debutto con una delle band più amate dai giovanissimi. Non tutti sanno, però, che dietro quel sorriso solare e contagioso c’è una storia difficile, segnata dall’abbandono dei genitori naturali quando era solo un neonato, in C0lombia, il suo Paese natale. E c’è chi ipotizza che le sue grandi capacità siano il “dono” di questo doloroso passato. In particolare, Leiner ha doti di interpretazione fuori dal comune per la sua età. A stimolare la sua vena artistica sono stati Francesco e Gloria, i suoi genitori adottivi, che a sei anni lo hanno portato in Italia, realizzando il loro sogno: avere un figlio. E lui forse, proprio per questo, è stato capace di esprimere sentimenti e una maturità diversa da quella dei coetanei. La madre Gloria racconta: “All’inizio, quando è stato scelto, la nostra paura era che non fosse accettato dagli ammiratori del gruppo. Ma, controllando su internet, vedo che i commenti meno entusiasti sono la minoranza. Gli altri aspettano con ansia di vedere come Leiner se la caverà. Spero che le persone che amano i Dear Jack e credono in loro non restino deluse. Devo dire, però, che ho fiducia perché mio figlio è un grande lavoratore, uno che non si tira mai indietro“. Questo non era sfuggito a Enrico Bulla, della Protocollo Zero, società di produzioni discografiche che si è occupata di Leiner fino a qualche settimana fa. “Insieme abbiamo fatto un percorso di formazione, cominciato tre anni fa e, in parte, concluso con la sua entrata nella band. Non ho mai visto un ragazzino impegnarsi così tanto. E nonostante fosse poco più di un bambino, mi hanno colpito la sua intelligenza, l’educazione e, soprattutto, la bontà. Con me non ha mai parlato del suo passato, anche se l’ho accompagnato in tour per tutta l’estate. Posso però dire che la sua vera vita è cominciata proprio qui in Italia“. Un Paese che gli ha ridato fiducia e serenità, soprattutto grazie ai genitori. “Lui ha pian piano dimenticato i primi anni in Colombia, così sono io che gli devo ricordare quel che mi aveva confidato allora. Al contrario di altri ragazzi adottati, mio figlio non sente alcun desiderio di tornare dove è nato. Probabilmente non è ancora pronto e ha paura di turbare il suo equilibrio” racconta la signora. Adesso Leiner è completamente immerso in questa nuova esperienza: si è trasferito a Viterbo, a casa del chitarrista L0renzo Cantarini, per cominciare al meglio questo nuovo percorso artistico. “Piango ancora. Fino a qualche tempo fa si allontanava per brevi periodi. Due settimane per un musical a Milano, qualche giorno per i concerti. Ora invece sta fisso con i ragazzi della band. Hanno bisogno di conoscersi e suonare insieme” dice mamma Gloria, che non riesce a trattenere l’emozione, mentre papà Francesco sdrammatizza: “Io e mia moglie torneremo a essere due giovani amanti!“, dice scherzando. “In due settimane ci è cambiata la vita. Noi ci siamo fidati ma abbiamo bisogno di andare al più presto a vedere come si è sistemato Leiner. Ci stiamo organizzando per andare a trovarlo nei weekend in cui lui non riesce a tornare a casa”. Un desiderio di protezione comprensibile, per loro, che ricordano il momento in cui l’hanno visto per la prima volta, 12 anni fa: “Che emozione vederlo! In quei tempi in Colombia capitava che qualche famiglia affidataria non fosse adeguata al compito. Alcune, infatti, accettavano bambini solo per ricevere un compenso, magari per sopravvivere, ma non si occupavano bene dei piccoli e Leiner era già passato per due o tre case. Mai dimenticherò la prima volta che l’ho guardato: aveva un vestitino largo e scalpitava, impaziente di conoscerci. Subito è saltato in braccio a Francesco, poi è venuto da me. Era radioso e io non sono ancora capace di descrivere quell’emozione: è stato un colpo di fulmine. Episodi di razzismo ce ne sono stati, anche a scuola. Viviamo in Veneto, una regione in cui la Lega è molto radicata. Io ho vissuto la questione peggio di lui. Spesso era Leiner a calmarmi: non voleva che andassi a scuola a denunciare le offese subite e nemmeno che affrontassi i genitori dei bambini che lo prendevano in giro per il colore della pelle. Temeva che io facessi ancora più rumore in una questione che voleva affrontare da solo. Fin da piccolo ha usato l’autoironia: ridendo di sé, anticipava e smussava le armi di chi lo avrebbe voluto deridere“. “Sa affrontare le sfide. Non se l’è mai presa per le battute razziste” aggiunge papà Francesco. “Prendeva le cose lasciandosele scivolare addosso, passando oltre. E questo è un vantaggio, forse dovuto alla corazza che si è dovuto costruire per superare momenti difficili. Questa inclinazione può aiutarlo anche ora, perché affronta e supera gli ostacoli senza stare a rimuginare tanto“. Ora, l’unico vero cruccio dei genitori è la scuola. Dopo aver frequentato il liceo linguistico, Leiner ha interrotto gli studi per qualche mese a causa della partecipazione a X factor e poi non è più stato possibile recuperare il tempo perso: “L’avevamo iscritto in una scuola privata per tentare di colmare quel vuoto. Ora c’è la novità dei Dear Jack, ma vorrei che Leiner frequentasse una scuola a Viterbo, dove vive” dice il papà. Sul fronte ragazze, invece, tutto tace. “Le mamme sono sempre le ultime a sapere queste cose. Credo che qualche cotta se la sia presa, ma non ci ha mai confidato niente. Per me il vero problema è un altro: il suo disordine. Temevo che i ragazzi del gruppo potessero buttarlo fuori. Lui, però, mi ha tranquillizzata: ‘Mamma, pensa, sono tutti disordinati come me!’ mi ha detto!“.

Fonte: Nuovo tv

COMMENTI