Luca Jurman giudica i brani di Sanremo 2024 e si espone sulla sua ex allieva Alessandra Amoroso, su Annalisa, Angelina Mango e non solo

L’ex prof di Amici ha dato il suo giudizio su canzoni e artisti in gara al Festival

Giusy Febbraio 9, 2024

Luca Jurman giudica i brani di Sanremo 2024 e si espone sulla sua ex allieva Alessandra Amoroso, su Annalisa, Angelina Mango e non solo

Nelle scorse ore Luca Jurman, storico quanto discusso ex prof di diverse edizioni di Amici, ha rilasciato una lunga intervista sulle pagine di Fanpage.it, dove ha dato il suo giudizio sulle canzoni e gli artisti in gara alla settantaquattresima edizione del Festival di Sanremo.

Jurman si è soffermato in particolare sugli ex protagonisti del talent show di Maria De Filippi, sorprendendo un po’ tutti i fan del programma per quanto avrebbe espresso sulla sua ex allieva Alessandra Amoroso.

Come i più fedeli spettatori ricorderanno, il produttore discografico nel corso dell’ottava edizione di Amici aveva puntato tantissimo proprio sulla Amoroso, aiutandola a forgiare il suo talento. Nel corso dell’intervista, Luca ha ammesso di essere rimasto deluso dalla cantante salentina:

Su Alessandra sono talmente deluso. Questi ragazzi si sono fatti triturare. Cosa ti devo dire? Qui i fan mi si scateneranno contro ma io sono super partes. Sono fan solo della musica e dell’arte, per questo ho sacrificato la mia vita, non sono fan delle persone. Alessandra si è trattenuta, è sempre mediosa. Lei poteva fare veramente molto di più tecnicamente. Così è come vedere qualcuno che potrebbe essere ma non è. È un vorrei ma non posso. È un po’ la stessa cosa che vedo in Annalisa, ma anche nei The Kolors, Angelina Mango o Emma.

E a proposito di Annalisa, data come favorita alla vittoria, ecco cosa ha dichiarato:

Cosa dovrei pensare della performance di una che canta Fra Martino Campanaro? Annalisa non è più una ragazzina e dovrebbe fare cose di alto spessore artistico, ma ha paura di farlo perché è come se tutta questa generazione dovesse abbassarsi a fare musichette dozzinali per poter avere successo, per vendere. Tutti decantano la voce di Annalisa, ma va a Sanremo con un brano dove ha un’ottava e mezza di estensione, una canzone che non le permette di dimostrare di essere una cantante.

Mi ha deluso perché quella canzone la può cantare chiunque. Hai già fatto canzonette come “Bacia lei, bacia lui”. Quando hai l’occasione di andare a Sanremo, porta una ballad come si deve, dai uno schiaffo morale a tutti quanti, incluso me, fammi vedere che canti un brano che rimane evergreen. Non dico ‘Almeno tu nell’universo’, ma ormai hai quasi 40 anni, fammi sentire qualcosa che mi faccia dire: “Annalisa ha spaccato di brutto”.

Jurman ha dato un suo parere anche su Angelina Mango, prima nella seconda top 5 provvisoria:

Angelina Mango, anche se la trovo sopravvalutata, ho visto che ha fatto una performance decente, ma il brano…

Su Il Volo invece:

Hanno fatto il loro sporco lavoro. Precisi e intonati con un brano che è tra l’obsoleto e il banale, che strizza l’occhio a una melodia un pelino più moderna, ma niente di che.

Jurman ha poi continuato a raccontare da chi è rimasto ulteriormente deluso:

Il Tre, ad esempio. L’ho sentito cinque o sei anni fa e ho detto: “Questo ragazzo ha talento”, ma a Sanremo ha portato una roba inutile. Dai Negramaro mi aspettavo un brano pazzesco e invece niente. La canzone di Mahmood non la trovo adeguata al Festival. Sangiovanni non lo considero neanche. I Ricchi e Poveri hanno fatto una brutta figura, se fossi stato il direttore artistico avrei cercato una soluzione per cambiare la situazione.

I cantanti che l’hanno convinto si contano praticamente sulle dita di una mano:

Non mi ha colpito nessuno. È più corretto dire che alcuni artisti mi hanno deluso di meno. Tra questi Diodato, anche se il brano è datato, Nek e Renga, anche se hanno fatto un’accoppiata che secondo me non funziona. Angelina Mango, anche se la trovo sopravvalutata, ho visto che ha fatto una performance decente, ma il brano…

Jurman, nell’affermare di non amare affatto Geodier, ha dichiarato senza mezzi termini che Spotify è la morte della musica:

Per me dovrebbe chiudere domani mattina, perché è grazie a Spotify che c’è la morte della produzione discografica italiana. Spotify, che non paga un accidente chi fa questo mestiere, porta sempre di più a produrre canzoncine dozzinali. L’autotune è diventato la soluzione a tutti i problemi, perché in un pomeriggio sforni due hit trap. La classifica di Spotify non ha nessun senso. Basta rientrare nelle playlist per fare i numeri.

 

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