Raz Degan: “All’Isola 12 non mi sarei mai adeguato al branco così ho cominciato a ‘torturare’ gli altri naufraghi, ecco come”

Il vincitore del reality, ora felice con Cindy, è poi tornato a parlare della lunga relazione con Paola Barale: “Non è stato il gossip il punto di rottura”

Giusy Dicembre 25, 2023

Raz Degan: “All’Isola 12 non mi sarei mai adeguato al branco così ho cominciato a ‘torturare’ gli altri naufraghi, ecco come”

Indimenticabile protagonista di una nota pubblicità che l’ha reso a furor di popolo s*x symbol degli anni 90, Raz Degan ha regalato ai nostalgici di quel periodo un’intensa intervista sulle pagine del Corriere della Sera, dove si è raccontato a 360° gradi.

Dopo un lungo periodo di assenza dalla tv, la scorsa settimana Raz Degan è stato uno degli ospiti di Verissimo, il salotto di Canale 5. Ai microfoni di Silvia Toffanin ha parlato della sua storia d’amore con la nuova compagna, Cindy Stuart, mettendo per un attimo da parte quella riservatezza che da sempre lo contraddistingue. I due – come confessato alla conduttrice – si sono conosciuti a Bali durante un viaggio.

E proprio i viaggi continuano a essere una costante nella vita dell’attore e regista di origini israeliane:

Abbiamo davvero poco tempo in questa vita e ora i granelli di sabbia che cadono nella clessidra hanno più peso per me. Il mio sogno è restare gitano e girare il mondo su una barca, senza destinazione: davanti a me solo l’orizzonte.

Il suo sentirsi gitano è stato uno dei motivi che l’hanno portato a rinunciare alla paternità:

C’è Marlon, il figlio di Cindy, la mia compagna. La verità è che sono sposato con il viaggio, non ho mai avuto una dimora fissa. Ed è una responsabilità che non ho mai preso alla leggera.

I viaggi sono stati inoltre un trait d’union con Paola Barale, alla quale è stato legato dal 2002 al 2015. Nel corso dell’intervista Raz è tornato a parlare della rottura con la showgirl. Ribadendo che non è stato solo il gossip ad allontanarli:

Non è stato il gossip il punto di rottura: faceva parte del pacchetto. Il nostro amore è durato dal 2002 al 2015. In tutte le cose, filtro sempre il negativo e valorizzo il positivo: perché devo scriverlo nella mia mente come un fallimento? Grazie a quell’esperienza sono chi sono oggi. Su di noi hanno scritto tante stupidaggini, ma anche tante cose belle. Abbiamo vissuto momenti magici e… sono fatti nostri!

Sulle pagine del quotidiano Raz ha ripercorso quegli elettrizzanti ma anche faticosi anni di maggior popolarità dovuta a quella pubblicità che gli aprì le porte della moda e successivamente del cinema. Faticosi in quanto non poteva praticamente uscire di casa:

Non potevo uscire di casa! Per fortuna non esistevano i selfie. Girammo lo spot a febbraio del 1994, poi me ne andai a New York. Quando a novembre 1995 tornai in Italia per il Maurizio Costanzo Show, una folla assurda fuori dal Parioli mi accolse: “Ehi, Jägermeister!”. Oppure: “Razz!!, con due zeta, che in ebraico vuol dire correre, ma “Raz” (con la esse dolce, ndr) significa segreto. Panico totale. In aereo viaggiavo spesso nella cabina di pilotaggio, soprattutto quando c’erano le fan. Spesso la polizia mi tirava fuori dal caos facendomi saltare file e dogana.

Nonostante il successo non si è mai montato la testa, né ha fatto spese folli con i suoi guadagni:

Venivo da un posto dove mi avevano insegnato che quando fai i soldi li devi mettere da parte perché non sai quando torneranno. Non sono mai stato attratto da macchinone o gioielli. Mi bastavano i jeans che indossavo: quando diventavano lisi ne compravo un altro paio. Però, non appena il successo è esploso, ho chiesto a mio fratello di raggiungermi: non capivo la lingua, le tradizioni, mi sentivo un pesce fuor d’acqua, avevo bisogno di un punto fermo.

Dopo il cinema, Raz ha lavorato con registi dal calibro di  Robert Altman, Oliver Stone ed Ermanno Olmi, è tornato a essere un volto nazional – popolare grazie alla partecipazione a Ballando con le Stelle:

La spinta economica è stata importante. Ma con Ballando non potevo rifiutare. Mancavo dalla tv da un paio d’anni e mi stimolava essere giudicato mostrando il mio lato più debole: non sapevo ballare. Mi sono impegnato al massimo, ma in finale ho dovuto mollare per un’ernia.

Nel 2017 invece la chiamata de L’Isola dei Famosi:

La telefonata mi arrivò mentre ero in Messico da mia madre. Non avevo idea di cosa fosse L’isola dei famosi, mi immaginavo un’esperienza tipo Survivor. Avevo sottovalutato l’impatto di una telecamera addosso 24 ore su 24, perfino sott’acqua, e della convivenza con altri con i quali non avevo niente in comune.

Durante la prima puntata mi nascosi dietro gli alberi del cocco. Non capivo perché, nonostante mi sbattessi tanto per il gruppo, venissi sempre nominato per uscire. Poi ho fatto un clic e sono entrato in una dimensione mistica, godendo del rapporto privilegiato con la natura. E ho cominciato a torturare i miei compagni. Magari pescavo un pesce e sceglievo di condividerlo solo con uno di loro. Recitavo monologhi dai miei film preferiti, come Apocalipse Now, e neanche li riconoscevano. Volevo scardinare la loro idea di branco: non mi sarei mai adeguato.

Così come non si è mai adeguato ai paparazzi:

Non ho mai amato l’invasione della privacy. Un conto è se sei al ristorante, nei festival. Ma a casa tua? Qui in Puglia l’invasione è stata totale. Mi sono trovato con le foto del mio trullo su un giornale di gossip il giorno dell’inaugurazione. Qualcuno in paese aveva parlato.

 

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