Uomini e Donne
Beatrice Valli ed il drammatico racconto sul figlio Alessandro: “Ho chiesto alla terapeuta se mio figlio potesse togliersi la vita, chiudevo le finestre, a volte lo trovavo fuori a guardare il cielo”
Ospite del podcast di Luca Casadei, l’ex corteggiatrice di Uomini e Donne ha parlato di un delicato momento vissuto dal primogenito
Stefania S 21/05/2025

Beatrice Valli storica ex corteggiatrice di Uomini e Donne ha rilasciato una toccante intervista a Luca Casadei ai microfoni del podcast One More Time.
Beatrice è mamma di quattro figli: Matilda Luce, Bianca, Azzurra (avute dal marito, l’ex tronista Marco Fantini) e di Alessandro (nato da una precedente relazione con l’ex calciatore Nicolas Bovi).
Uno degli argomenti dell’intervista è stato proprio il rapporto con il primogenito Alessandro che ha passato un momento molto difficile e delicato. Beatrice è diventata mamma a 17 anni e il rapporto con il papà del primogenito non è stato duraturo, i due si sono lasciati dopo un anno.
Il rapporto tra padre e figlio continua ad essere molto delicato, come confessato da Beatrice:
Io ho sempre cercato di fargli amare suo padre e per fortuna lui lo ama. Il problema, purtroppo, ed è una cosa che ci ha fatto andare anche in terapia con mio figlio è che vede poco il padre. Lo vede poco perchè lui lavora, si vedono tre/quattro volte l’anno. Nicolas non riconosce di essere diventato un padre e non riconosce suo figlio come una priorità. E non riconoscendo che sia una priorità per lui, da priorità ad altro a quella che è la sua vita.
L’ex corteggiatrice si è lasciata andare ad una toccante dichiarazione; nell’ultimo periodo, durante l’ultima gravidanza, ha notato che il piccolo Alessandro stava vivendo un momento difficile:
Io sto cercando di proteggere e sdrammatizzare, alleggerire la cosa con mio figlio e sto facendo del mio meglio. Ce ne siamo accorti che era una cosa da prendere in mano quando mio figlio non è stato bene, c’era qualcosa che lo agitava non riusciva a stare tranquillo. Anche mio figlio gioca a calcio e durante l’ultimo anno in una squadra lo vedevo agitato, aveva l’ansia e vomito prima delle partite.
Un momento critico che ha segnato molto la sua vita:
Io ero incinta della quarta figlia e non ero pronta, mancavano due settimane al parto, però dovevo esserlo. Lui ha avuto una fase in cui diceva che non si sentiva nel corpo di quello che stava vivendo, quasi come se il suo corpo gli parlasse come se non dovesse essere qua. È stato un periodo tosto in cui io chiudevo le finestre per paura di questo suo momento, abitavamo al dodicesimo piano e molte volte lo trovavo fuori a guardare il cielo…parlavo con lui (aveva 10 anni) e potevo solo stargli vicino e dirgli “sono qua ad ascoltare quello che vuoi dirmi, se non vuoi dirmi nulla sono qua.”
La Valli ha capito che aveva bisogno di un supporto per affrontare questo difficile momento:
Lì ho capito che, non soltanto io avevo bisogno di essere supportata come genitore, ma avevo bisogno anche di capire cosa lui stesse passando. Con questa psicoterapeuta, che ci sta seguendo ancora, dopo il primo incontro le ho chiesto “ma mio figlio potrebbe togliersi la vita?” e lei mi ha detto “non dobbiamo dare per scontato niente, la cosa che tu puoi fare è stargli vicino”.
Con l’aiuto della psicoterapeuta sono riusciti a risalire al problema principale e hanno affrontato la questione con sedute di famiglia, alle quali ha partecipato anche il marito Marco Fantini che è una presenza importante nella vita del ragazzo:
Io avevo tre figlie, una neonata di due settimane, e questo percorso da affrontare. La prima cosa che ho fatto è stata parlare con mio marito che ha cresciuto Alessandro per capire cosa potevamo fare noi per lui. Ci facciamo seguire e butto fuori anche la questione del padre di Alessandro, ripercorriamo quello che è stato anche con il padre di Ale. La parte importante era la mancanza della parte maschile, Alessandro ha sempre un esempio e Nicolas ringrazia sempre Marco per quello che ha fatto, ma noi siamo molto collegati al legame di sangue e Alessandro predilige la parte di suo padre ed è alla ricerca di quello che è e lui non si spiega come mai suo padre non lo vuole, si sente inadeguato.
Io ho cercato di tutelare questa cosa, di prendere in mano tutto mettendo in terapia suo padre (che ha fatto tre incontri perché non se la sentiva di proseguire) sto proseguendo io e mio figlio insieme a Marco che è una fetta importante della sua vita. Alessandro vede Marco come un padre nel quotidiano ma poi gli manca il padre del suo dna.
Per fortuna adesso il ragazzo sta meglio, complice anche il rapporto sereno con la madre e la sua famiglia:
Alessandro adesso sta meglio, giustamente ha sempre questo modo di difendersi da attacco nei confronti della persona che ha affianco, cioè io. È tanto legato a me e deve rimanere collegato a me per trovare la sicurezza e la radice che gli ho sempre dato, noi parliamo tantissimo.