Blog ‘n’ Book

Chia Febbraio 28, 2011

Blog ‘n’ Book

Eccoci all’appuntamento con la rubrica tutta dedicata al mondo della lettura, a cura della nostra Muñeca:

“LA LETTERA SCARLATTA” di Nathaniel Hawthorne

La Lettera Scarlatta, pubblicato nel 1850, viene considerato il capolavoro di Nathaniel Hawthorne. Ambientato nella Boston puritana del XVII, il romanzo narra la vicenda di Hester Prynne, che dopo aver commesso adulterio, ha una figlia e si rifiuta di rivelare il nome del padre. La condanna consiste nel portare per sempre sul petto una A scarlatta (che sta per adultera). La rossa lettera, marchio e ornamento visibile del peccato da lei stesso ricamato, è il segno che la espone allo sguardo degli altri e che la separa ed estrania dal mondo. Dopo aver scontato un periodo di reclusione in cella per la sua colpa, Hester esce con la sua bellissima bambina (frutto del peccato) ancora in fasce e viene condotta in piazza sul palco della gogna. Lì viene esposta al pubblico e chiesto di rivelare il nome del suo amante, ma lei tenacemente rifiuterà di rivelarlo; egli lacerato dalla colpa e perseguitato dal marito della giovane arrivato in incognito in città, cederà e confesserà. Un libro davvero bello, alla fine del quale sono arrivata alle lacrime. Romanzo incentrato sul triangolo lui, lei, l’altro e che incentra la narrazione dei fatti sul “dopo”, e dove si fondono amore, peccato, redenzione, odio e perdono. Hester una donna forte, coraggiosa, non nasconde il marchio che è costretta a portare, subisce lo scherno dei suoi concittadini, ma lotta per difendere e proteggere l’amore per il padre della sua bambina e si stringe a Pearl che è la sua felicità e la sua tortura, la sua benedizione e la sua pena, la sola cosa che l’abbia tenuta in vita. La bambina che è il geroglifico vivente della colpa ma, io direi, dell’amore di due persone. Sa che l’uomo che ama è un egoista e un codardo ma sa che prima o poi lui capirà e lei sarà al suo fianco. L’intensità della narrazione non si affievolisce, l’interesse per ciò che accade rimane vivo, sino al tragico, commovente e spiazzante finale. L’unica colpa della protagonista è quello di essersi innamorata di un altro uomo con cui conosce la passione e le gioie che gli sono state negate durante il matrimonio con il medico Roger Prynne. Libro eccellente, interessante lettura per tutti, consigliato agli amanti dei classici.

“La scelta di Sophie” di William Styron

“La scelta di Sophie”, pubblicato nel 1979, è incentrato sulla figura di una giovane polacca provata da una disumana esperienza (l’obbligo di scegliere quale salvare dei due figli, condannando a morte l’altro) nel campo di concentramento di Auschwitz. Il romanzo tende a spostare la riflessione dal piano storico a quello universale, presentando il male non come il prodotto di una mente mostruosa e perversa, bensì come una tentazione a cui chiunque può cedere. Opera bellissima e intensa di William Styron, uno dei più grandi autori della narrativa americana contemporanea, “La scelta di Sophie” valse a Meryl Streep l’Oscar come migliore attrice protagonista nella trasposizione cinematografica realizzata nel 1982 da Alan J. Pakula.

Estratto: La voce del pastore tremava, si alzava, si interrompeva, e ciò che essa voleva dire, più che le parole stesse, avvolse tutti i presenti in un’onda di commozione. Anche l’innocente creatura che Hester stringeva fra le braccia dovette provare lo stesso sentimento, perché sollevò lo sguardo sul reverendo Dimmesdale il suo sguardo ancora incerto ed alzò il suo piccolo braccio con un mormorio non so se di gioia o di dolore. Così eloquente sembrò l’appello del sacerdote che tutti pensarono di udire da Hester il nome del colpevole o di vedere questo, qualunque fosse la sua posizione sociale, salire spontaneamente sul palco, quasi spinto da una forza superiore. Hester scosse il capo. – Donna, non superare i limiti delle misericordia divina! – gridò il reverendo Wilson con voce severa. – Anche la bimba che rechi in braccio ha parlato per ripeterti il consiglio che hai udito. Dicci il nome, e questo, insieme al tuo pentimento, basterà forse a far scomparire dal tuo petto la lettera scarlatta. – Mai! – rispose Hester Prynne fissando lo sguardo non sul reverendo Wilson, ma negli occhi profondi e turbati del giovane sacerdote. – Questa lettera si è impressa ormai troppo profondamente nella mia carne perché voi possiate cancellarla. Ed io vorrei avere la forza di sopportare, assieme alla mia angoscia, anche quella del mio compagno! – Parla, donna! – gridò un’altra voce fredda ed aspra fra la folla che circondava il palco. – Parla, e dà un padre alla tua creatura! – Non parlerò! – ribatté Hester, impallidendo come una morta, ma rispondendo a quella voce che certo le era nota. – La mia piccola avrà solo un Padre Celeste: quello terreno non lo conoscerà, mai! – Non parlerà! – mormorò il reverendo Dimmesdale, che aveva atteso il risultato del suo appello appoggiandosi alla balaustra e con una mano sul cuore. Poi, traendosi indietro e con un gran sospiro, aggiunse: – Forza prodigiosa e generosità di un cuore di donna! Non parlerà!

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