Ezio Greggio: “Enzo Iacchetti è il compagno perfetto. Nel lavoro e nella vita siamo una coppia…di fatto!”

Edicola Dicembre 10, 2015

Ezio Greggio: “Enzo Iacchetti è il compagno perfetto. Nel lavoro e nella vita siamo una coppia…di fatto!”

La coppia più amata del Tg satirico Striscia la notizia, quella composta da Ezio Greggio ed Enzo Iacchetti, si prepara a tornare dietro il bancone: “Nessuno è la spalla dell’altro, siamo tutti e due spalle e tutti e due comici. Basta che ci guardiamo e sappiamo che cosa fare” ha detto Iacchetti. Quando si chiede se li si può chiamare una coppia di fatto, Greggio invece, dichiara: “Sì, di fatto, di diritto e di risata. Perché uno dei nostri segreti è che ci divertiamo molto a fare la trasmissione insieme, e si vede. Ma siamo molto amici anche nella vita. E in privato lo show tra noi continua, c’è una sorta di feeling che ci lega e il pubblico ci vuole bene. Per me Enzo è il più straordinario compagno di lavoro, il più strepitoso che si possa avere. Separarci? Ma quando mai! Sono le solite malignità messe in giro da chi ci vuole male. Smetterò di condurre Striscia solo quando cesserà! Striscia sa che ha in me e nel mio compagno Enzo un marchio di fabbrica che fanno diventare la trasmissione ancora più forte. Io sto in onda dietro quel bancone da 28 anni e per me tornare è come la prima volta, l’impegno è lo stesso. E’ una delle trasmissioni più difficili da condurre, tanti colleghi ci sono passati e se ne sono accorti“. L’unica differenza tra Greggio e Iacchetti? La fede calcistica: “Quest’anno il campionato lo vince l’Inter, bisogna essere realisti. E’ più forte e sarà una passeggiata. Per la Juve è un anno di cambiamenti, ma la squadra ci fa divertire tanto: forza Juve!“. E quando gli si chiede se gli è mai capitato di prendere a cuore personalmente uno dei temi o dei casi delicati affrontati in trasmissione, il conduttore risponde: “Certo, lo facciamo sempre per cause nobili. Ma non lo raccontiamo. L’importante è riuscire ad aiutare le persone in difficoltà o associazioni meritevoli che vanno sostenute al di là della trasmissione. In Italia c’è tanto volontariato da fare. In questi anni ho aiutato oltre 70 ospedali in tutte le regioni. Quest’anno sia la SIN (Società Italiana Neonatologia) sia la SIP (Società Italiana Pediatria) mi hanno premiato per l’aiuto dato ai loro reparti: hanno fatto il conto che oltre 11000 bambini sono stati salvati grazie alle apparecchiature donate da me. E’ il più grande successo della mia vita. Perché aiuto proprio i bambini prematuri? Sono i più indifesi. Non sono malati, sono solo troppo piccoli. Hanno bisogno di esser presi per mano, di crescere e di diventare grandi. Con tantissime famiglie di questi bambini sono ancora in contatto e vedo questi ragazzi crescere. A volte è impossibile non commuoversi. La SIP mi ha anche dato il titolo di Pediatra ad honorem: sono zio di 11000 bambini!“. Ezio, infatti, è lui stesso papà di due figli ormai grandi: “Sono stato un papà super-impegnato, ma sempre presente. Li ho educati con tutti quei valori, cristiani e non, che mi hanno insegnato i miei genitori: il rispetto, la solidarietà, l’ironia, l’impegno e la capacità di non mollare mai. Mio padre Nereo ha 93 anni ma non li dimostra, ha combattuto per il nostro Paese e ha passato tre anni nei campi di concentramento, ha lottato tra la vita e la morte, salvato le persone deboli. Basta raccontare la sua storia per trasmettere loro i valori della nostra famiglia. I miei mi hanno sempre spronato a fare quello che volevo e ci sono riuscito. I miei figli stanno a Londra. Il più grande, Giacomo, ha 24 anni e due lauree, lavora nel mondo della finanza. Il più piccolo, Gabriele, ha 21 anni e studia cinema in una delle più selettive università londinesi, dopo aver studiato a New York. Parlano quattro lingue, hanno studiato alla scuola internazionale di Monaco e a Londra stanno benissimo. Li adoro, ma non rappresentano la mia rivincita. Vorrei solo essere sempre al loro fianco. Non ho mai avuto rimpianti, ma credo di averne lasciati parecchi. Un mio vecchio allenatore di calcio mi vide segnare un paio di gol ad una partita benefica e disse: ‘Dovevo seguirti di più da ragazzo, tu avevi i numeri giusti per diventare il nuovo Rivera. Hai fatto cose che non fanno i professionisti’. L’ho abbracciato. Poi l’hanno fatto rientrare alla casa di cura per malati mentali!” scherza lui. Infine, quando gli si chiede se nella vita privata è fedele alla sua fidanzata Simona Gobbi, che ha 27 anni, ossia 34 meno di lui, risponde: “Io sono come la mitica Arma dei Carabinieri: ‘Nei secoli fedele’!“.

Fonte: Nuovo

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