‘L’Isola dei Famosi 13’: l’opinione di Chia sulla semifinale

Chia Aprile 10, 2018

‘L’Isola dei Famosi 13’: l’opinione di Chia sulla semifinale

Mai un’edizione de L’Isola dei Famosi mi aveva appassionata meno di questa, vi dirò.

Anzi, se vogliamo essere precisi mai nessuna edizione di nessun reality show che ho seguito dacché li hanno inventati mi aveva stracciato le ovaie come quest’Isola 13. Persino Pechino Express, che non solo non è in diretta ma di trash ha ben poco, e quindi sulla carta potrebbe esercitare meno appeal su noialtri amanti dei catfight nel fango, riesce a tenermi incollata allo schermo con meno fatica.

E’ la prima volta che arrivo ad un passo da una finalissima senza nessuna preferenza spiccata, solida e inattaccabile, senza nessuno per cui tifare impunemente, senza un cocco, letteralmente. L’unica gioia, lunedì prossimo, sarà la fine di questo strazio, di cui spero di dimenticarmi velocemente già nelle successive 24ore grazie all’avvento del Grande Fratello 15 e a Barbarella nostra. Che sicuro peggio di quello che ha combinato Alessia Marcuzzi non potrà fare, ecco.

Un cast di giocatori puri, quello che ha raggiunto l’Honduras tre mesi fa. Qualcuno ha agito a carte scoperte, qualcuno invece ha preferito macchinare nell’ombra, ma quel che è certo è che nessuno è andato là “per farsi un’esperienza di vita unica e irripetibile” come spesso ci vogliono spacciare.

Per settimane ho provato a concedere un pizzico di buona fede qua e là (anche perché altrimenti c’era da spararsi già alla seconda puntata, probabilmente…), ma dopo tre mesi ormai qualsiasi comportamento vedo, qualsiasi esternazione sento mi sembra solo una gran paraculata volta a spalare cacca sui rivali e mettersi in luce in vista del traguardo finale.

Persino Nino Formicola, che è uno dei pochi ad avermi strappato un sorriso durante le dirette e che mi sembrava distinguersi dalla massa, a tratti mi ha dato l’impressione di essere furbetto tanto quanto i suoi compagni, ma di sapere dosare meglio la sua astuzia, grazie anche all’esperienza.

Partendo dal presupposto che, dopo tutte le carognate che li abbiamo sentiti rinfacciarsi l’un l’altro (ma che non sono dimostrabili, visto che a quanto pare le telecamere in sto programma non ci sono mai quando servono), mi sembra chiaro che lì dentro il più pulito abbia la rogna, se dovessi ipotizzare un podio sarebbe ancora Nino il mio personale vincitore, seguito da Amaurys Perez e Francesca Cipriani, che tutto sommato in questo reality hanno dato anima e corpo (Amaurys più corpo che anima, visto che ha perso tanto peso quanto tutti gli altri messi insieme e probabilmente starà ancora vagando per Cayo Cochinos completamente shockato dopo essersi rivisto nello specchio).

Allucinante, invece, che in finale sia arrivato Jonathan Kashanian che, se fino a poche puntate fa avevo apprezzato tantissimo, è riuscito in breve tempo a farmi completamente cambiare l’opinione che mi ero fatta su di lui. Tutto quel fastidioso buonismo alla Anna Frank (e su questo paragone ho ancora i brividi da stanotte…) non serve ad altro che a celare la sua vera natura da serpe, che tra un urletto e una battuta su Kate Moss riesce a passare più inosservata.

Peggio di lui solo Bianca Atzei, la donna che piange a secco e tre secondi dopo ride serafica come nulla fosse. Colei che prima vota Nino come suo finalista, e poi lo nomina perché non acceda alla finale. Quella che si nasconde dietro a personalità più forti e fa la scema per non andare in guerra. Una tattica che a quanto pare l’ha premiata sino ad ora, ma che spero bene non la faccia andare oltre il quarto posto perché il podio una così non se lo merita proprio. Dopo aver visto ieri sera sua mamma sbraitare in studio, comunque, si spiegano molte cose.

In tutto questo disagio, mi spiace solo che in finale non ci siano arrivate Alessia Mancini e Rosa Perrotta, due donne forti che non hanno mai avuto paura ad esporsi, al contrario di Jonathan o Bianca. Entrambe hanno fatto qualche sparata di troppo e se la sarebbero potuta evitare di certo, ma per tre mesi hanno mantenuto una linea e l’hanno portata avanti con coerenza. Cosa che non si può dire di almeno metà di coloro che si contenderanno la vittoria.

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